sabato 29 giugno 2013

Il caso Truck Center e l'assoluzione dell'Eni . L'analisi del Comitato 3 Marzo .

Il Giudice per l'Udienza Preliminare del Tribunale di Trani, il 5 dicembre 2011, ha assolto l'Eni Spa e sette suoi dipendenti dall'accusa di omicidio colposo e lesioni colpose in relazione alla tragedia della Truck Center di Molfetta del 3 marzo 2008 “perché il fatto non sussiste”, con formula dubitativa, ossia ai sensi del 2° comma dell'art. 530 del Codice di procedura penale.
In altri termini, gli imputati sono stati assolti non perché ne sia stata ritenuta provata l'innocenza, ma per la mancanza, insufficienza o contraddittorietà della prova della loro colpevolezza. Il giudice ha, cioè, ritenuto che sussistesse un dubbio insuperabile sulla prova, tale da imporre di mandare assolti gli imputati persone fisiche e, conseguentemente, dichiarare l'insussistenza dell'illecito amministrativo dipendente da reato, addebitato alla società.
Il dubbio non ha riguardato il fatto che la ferro-cisterna contenesse acido solfidrico in quantità e concentrazione letali, che tale gas tossico abbia causato le morti e le lesioni del 3 marzo 2008, che ad immetterlo nella cisterna sia stata l'Eni, che le vittime fossero del tutto ignare del pericolo mortale che correvano introducendosi nella cisterna.
Fuori di dubbio è, altresì, che l'Eni fosse perfettamente consapevole della presenza del gas letale in quantità abnorme, a causa del malfunzionamento dei propri impianti.
Inoltre, è stato accertato che la stessa società, rilevato il problema, aveva deliberato di eliminarlo e di effettuare gli investimenti a tal fine, ma ne avesse rinviato l'esecuzione, evitando di sostenerne i relativi costi.
Altrettanto certamente consapevole della presenza abnorme di acido solfidrico nelle ferro-cisterne utilizzate per il trasporto di zolfo fuso era la Nuova Solmine Spa di Scarlino, destinataria del carico.
È stato pure accertato che, nel rapporto contrattuale di fornitura, le due società avevano omesso ogni riferimento alla presenza nelle cisterne di acido solfidrico, quale rifiuto tossico indesiderato derivante dalle operazioni di produzione e caricamento di zolfo fuso. Non, quindi, per caso o per errore, ma per preciso accordo tra le due parti contraenti, le ferro-cisterne non recavano le indicazioni della presenza dell'acido tossico e del pericolo mortale per inalazione del medesimo.
Pure fuor di dubbio è che l'acido solfidrico, in quanto rifiuto speciale, doveva essere smaltito in osservanza delle norme vigenti (D. L.vo 3.4.2006, n. 152) e comunque secondo procedure di tutela della vita e dell'integrità dei lavoratori e dei cittadini e della sicurezza ambientale, con conseguente sopportazione del relativo onere economico.
A tale proposito, due circostanze rimarcate nelle motivazioni di entrambe le prime sentenze relative al caso appaiono particolarmente significative nell'evidenziare la gravità delle responsabilità delle due imprese e dei loro soggetti agenti.
Da un lato, è emersa, sulla base delle deposizioni dei periti tecnici incaricati dal Tribunale, l'inesistenza di utili sistemi di captazione e rimozione dell'acido solfidrico dalle cisterne, per cui inevitabilmente il gas letale in gran parte restava all'interno delle stesse.
Per altro verso, gli stessi tecnici hanno sottolineato che anche nei limiti dei valori minimi, l'acido solfidrico che si libera dallo zolfo liquido quale reagente del medesimo può risultare mortale.
In tutta evidenza, quindi, garantire condizioni di piena sicurezza nel trasporto dello zolfo fuso associato al rifiuto letale costituito dall'acido solfidrico avrebbe comportato un notevole maggior carico di costi. La corretta indicazione del contenuto tossico delle cisterne e del pericolo mortale da esso rappresentato avrebbe infatti imposto la bonifica accurata delle ferro-cisterne o la loro sostituzione, in quanto utilizzabili senza rischi per un solo trasporto, o altra soluzione comunque più onerosa rispetto alla pura e semplice omissione della segnalazione della presenza dell'acido letale. In sostanza, l'Eni non ha effettuato gli investimenti necessari per la eliminazione del pericolo né nelle fasi della produzione e del caricamento, né in quelle del trasporto, dello scarico e della bonifica o sostituzione delle ferro-cisterne, in quanto avrebbero comportato un rilevante aumento dei costi ed una conseguente notevole riduzione dei livelli di profitto.
I fatti accertati sono tali da far ritenere quantomeno non manifestamente infondato che l'Eni, tramite i suoi soggetti agenti, abbia deciso consapevolmente, al fine di un maggior profitto, di accettare la concreta possibilità, intesa in termini di elevata probabilità, che si realizzasse un evento luttuoso, quale quello che si è effettivamente verificato.
In altri termini, numerosi elementi consistenti e concordanti portano a ritenere che l'Eni, con le sue omissioni e violazioni di norme di legge, abbia accettato il rischio del verificarsi dell'evento, non voluto né desiderato nella rappresentazione psichica delle persone fisiche agenti, ma in concreto altamente probabile, alla luce delle conoscenze scientifiche e tecniche in loro possesso.
Dato che i soggetti agenti, pur non avendo avuto di mira quel determinato accadimento, hanno tuttavia operato anche a costo che si realizzasse, esso deve considerarsi riferibile alla loro volontà e, come tale, configurabile come dolo indiretto o eventuale.
Tale fattispecie implica, infatti, che i soggetti agenti siano a conoscenza dell'esistenza certa del rischio e decidano di correrlo, pur sapendo, potendo e dovendo eliminarlo.
Com'è ovvio, responsabilità strettamente analoghe sono da addebitarsi alla Nuova Solmine ed ai suoi dirigenti, perfettamente a conoscenza del pericolo rappresentato dalla presenza abnorme di acido solfidrico e delle violazioni ed omissioni finalizzate ad occultarla. Tra le due società sarebbe pertanto ravvisabile una vera e propria complicità o associazione per delinquere.
In ogni caso, non si vede il motivo per cui le violazioni ed omissioni di Nuova Solmine debbano escludere quelle dell'Eni, come ha ritenuto il Gup, anziché sommarsi ad esse ed anzi aggravarle, in coerenza con gli elementi probatori emersi processualmente.
La sentenza di assoluzione dell'Eni non ha minimamente considerato la possibilità del dolo eventuale e quella della complicità tra le due società, neanche per escluderle, ma si è fondata su un dubbio relativo ad una ipotesi non verificatasi nella realtà.
Il giudice ha infatti ritenuto che non potesse escludersi la possibilità, qualora la presenza dell'acido solfidrico fosse stata correttamente segnalata dall'Eni, che Nuova Solmine potesse comunque rimuovere le segnalazioni e riprodurre una situazione di pericolo.
In pratica, il rispetto di leggi poste a tutela della vita e della salute dei lavoratori e dei cittadini viene assunto da un giudice non come un obbligo ma come una ipotesi, una bazzecola, quasi un optional.
Parrebbe, invece, doversi affermare che le leggi esistono perché tutti, comprese le grandi imprese multinazionali con profitti miliardari ed a forte partecipazione statale, vi si debbono conformare.
Trattare il rispetto delle leggi come una ipotesi di lavoro appare un espediente cavilloso e capzioso, un trucco o acrobazia logica da azzeccagarbugli, tutt'al più ammissibile per le parti processuali, ma alquanto incongruo per un giudice giudicante e per un caso di così elevata gravità.
Nel merito, non può esservi alcun dubbio che l'eventuale eliminazione da parte di Nuova Solmine delle segnalazioni della presenza di acido solfidrico, effettiva e non virtuale o supposta, avrebbe comportato una responsabilità incomparabilmente più grave della rimozione dei segnali di rischio di infiammabilità da una cisterna svuotata del carico infiammabile.
In pratica, è accaduto che una omissione che ha causato la morte di cinque persone è stata di fatto posta sullo stesso piano di una violazione paragonabile per gravità ad una innocua contravvenzione.
Non può esservi dubbio alcuno, invece, che la violazione di gran lunga più grave commessa da Nuova Solmine sia stata la omessa segnalazione della presenza dell'acido solfidrico e non la rimozione dei segnali del pericolo di infiammabilità di un ormai inesistente carico di zolfo fuso.
È stato infatti accertato, e non costituisce materia di dubbio o di opinione, che Nuova Solmine, era pienamente consapevole della presenza nelle cisterne di acido solfidrico in quantità abnorme e che avrebbe dovuto segnalarla. Se non ha potuto né voluto evidenziarla, è stato a causa degli accordi contrattuali sottoscritti con l'Eni.
Si è soliti affermare che le sentenze vanno rispettate, ossia che vi si deve ottemperare, ma ciò, tuttavia, non significa che si debbano anche condividere.
E quella in oggetto appare francamente offensiva, sia della logica e dell'intelligenza, sia della memoria delle vittime e della dignità dei cittadini nel cui nome è esercitata la funzione giudiziaria.


Comitato 3 Marzo - Molfetta 

giovedì 26 aprile 2012

(da ilFatto.net) MOLFETTA. Liceo Classico per ricordare il TruckCenter

scientifico truck apr2012

Molfetta - Il 24 aprile, il liceo classico, sotto la rappresentanza di Matteo Petruzzella, ha voluto ricordare la tragedia del Truck Center del famoso 3 marzo di quattro anni fa. Tra gli ospiti: Stefano Sciancalepore, padre di Biagio, uno dei ragazzi che perse la vita in quel tremendo incidente, Giuseppe Filannino, responsabile GCIL e Vito Messina, componente del Comitato 3 Marzo.
«Sono trascorsi quattro anni dall’accaduto e non ci sono ancora colpevoli» –commenta il padre di una delle vittime, commuovendosi al solo ricordo di aver perso un figlio inaspettatamente. Tra gli incidenti citati c’è stato quello nel liceo classico di Torino, dove uno studente ha perso la vita a causa della caduta di un masso dal soffitto, sintomo di come i tagli all’istruzione si riflettano sulla stessa sicurezza dei ragazzi, o ancora della tragedia della Thyssen Group, accusati di omicidio colposo, nella quale però, a differenza di quella molfettese, le vittime hanno avuto giustizia. Ed è stata proprio la giustizia uno dei temi principali della mattinata, una giustizia in cui si continua a credere e nella quale bisogna non perdere la speranza, nonostante la sua lentezza o la sua stessa discutibilità. «Volate e sostituitevi a chi è al potere»- queste le parole conclusive di Filannino, esortando i ragazzi a dire di “no”, ad avere il coraggio di gridare contro quella corruzione e quell’ingiustizia di cui l’Italia di oggi si è macchiata.

Scritto da Maria Sancilio   

domenica 15 aprile 2012

(da Quindici-Molfetta.it) Truck Center, processo contro Nuova Solmine e Meleam: parla Stefano Sciancalepore

giovedì 12 aprile 2012



TRANI - Domani, venerdì 13 Aprile, presso il Tribunale di Trani, avrà luogo l'udienza preliminare per decidere sull'eventuale rinvio a giudizio di altre due aziende coinvolte, insieme all'Eni, nella tragedia della Truck Center: la Nuova Solmine e Meleam spa. In quella cisterna maledetta, presso l'autolavaggio molfettese, persero la vita cinque persone, a causa delle esalazioni di acido solfidrico.
Abbiamo incontrato Stefano Sciancalepore, padre di Biagio, una delle cinque vittime. Come ci spiega Stefano, l'origine dell'incidente deriva dal fatto che non è stata menzionata la tossicità del prodotto, che veniva invece indicato semplicemente come infiammabile. Eppure l'Eni è stata assolta per insufficienza di prove, per quanto il giudice abbia chiesto altri 90 giorni per la pubblicazione delle motivazioni della sentenza, facendo emergere la difficoltà di giustificare l'assoluzione.
Il processo che avrà inizio domani, secondo Stefano, è di importanza cruciale, in quanto fra Eni e Nuova Solmine c'è una complicità dovuta al fatto che tutti erano a conoscenza dei rischi determinati dal contenuto di quella cisterna. Eppure non solo quest'ultima non è stata bonificata, ma non è stato neanche indicato il pericolo che essa celava, forse per un fatto di costi.
La vicinanza dimostrata dalla città a Stefano e ai familiari delle vittime della Truck Center il 3 Marzo scorso è per Stefano molto positiva, e per questo si dice fiducioso anche in vista della conferenza stampa di domani, nei pressi del Tribunale di Trani alle ore 9, organizzata dal Comitato Tre Marzo.
Stefano rappresenta per noi il coraggio di chi sceglie di battersi perché il tessuto sociale su cui si costituisce una comunità non venga lacerato da violazioni infami della dignità delle persone, dall'erosione dei suoi fondamenti, del lavoro, della sicurezza. Per questo la battaglia per le vittime della Truck Center diventa una presa di posizione collettiva in cui ciascuno di noi può rivendicare il proprio essere-comunità, contro ogni tentativo di dissoluzione delle sue regole essenziali e dei suoi legami, al di fuori dei quali la vita stessa diventa un fatto di profitto.
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Giacomo Pisani

sabato 14 aprile 2012

(da MolfettaLive.it) Truck center bis, le richieste del pm


La procura chiede il rinvio a giudizio per due aziende e dieci imputati. Anche la ditta molfettese parte civile. Si torna in aula il 2 maggio

14/04/2012
di Lorenzo Pisani
Giuseppe Maralfa
Giuseppe Maralfa
Foto: © MolfettaLive.it
È durata un’ora e mezza la requisitoria con cui venerdì il pubblico ministero Giuseppe Maralfaha chiesto il rinvio a giudizio per tutti i dodici imputati nel processo cosiddetto Truck center bis.

Una lunga analisi ha ripercorso i fatti dal 3 marzo 2008 ad oggi, con particolare riferimento agli imputati, le aziende Nuova Solmine spa, Meleam Puglia e 10 persone fisiche, di cui 3 già condannate, ma per altri profili, nel primo processo (conclusosi nel 2009, a solo un anno e mezzo dalla tragedia). Non c’è l’Eni, giudicata eassolta con rito abbreviato dal gup Maria Grazia Caserta.
Rinvio a giudizio richiesto anche dalla parti civili(Comune di Molfetta, Regione Puglia e alcuni familiari delle vittime). Parti civili di cui da ieri fa parte anche la stessa Truck center. L’istanza è stata accolta dal gup Roberto Oliveri del Castillo.

Si tornerà in aula il prossimo 2 maggio. Parola ai legali degli imputati e, forse, lettura della sentenza.

Il 3 marzo di quattro anni fa, nella zona Asi, cinque persone morirono per le esalazioni di acido solfidrico, in una tragica catena di solidarietà: Guglielmo Mangano, Michele Tasca, Luigi Farinola, Biagio Sciancalepore e Vincenzo Altomare. In loro memoria è stato costituito quest’anno il Comitato 3 marzo, ieri protagonista di un volantinaggio nei pressi del tribunale. Ma assente in aula, come è stato fatto notare in apertura di udienza.
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venerdì 6 aprile 2012

Venerdì 13 aprile alle ore 9 una conferenza stampa dinanzi al tribunale di Trani in piazza Duomo.

Il 3marzo 2008 cinque operai della Truck.Center, azienda addetta al lavaggio di automezzi presso la zona artigianale di Molfetta perdevano la vita a causa delle esalazioni di acido solfidrico respirati nella cisterna, in cui avrebbero dovuto lavorare.
Benchè siano passati già quattro anni dalla sentenza, non è stata ancora fatta giustizia.
Anzi una sentenza assurda e paradossale, ha assolto in primo grado  l' Eni, l'azienda produttrice del veleno, che ha causato la strage.
Non conosciamo ancora le motivazioni della sentenza, la pubblicazione è slittata di ulteriori 90 giorni, un assurdità se pensiamo che sono bastati soltanto  venti minuti per emetterla.

Il Comitato Tre marzo, formato da partiti associazioni e singoli cittadini, consapevole che soltanto quando si mantiene alto il livello di mobilitazione e di attenzione dell'opinione pubblica, è possibile ottenere giustizia, ha nella rottura del silenzio mediatico, che ha caratterizzato tutta la vicenda, uno dei suoi obiettivi principali.,
E' questa la logica che ha portato il comitato, all'organizzazione di una manifestazione il 3 marzo
scorso in occasione del quarto anniversario della strage.
Migliaia di molfettesi sono scesi in piazza per rivendicare un bisogno collettivo di verità e giustizia per le vittime della Truckcenter.

Ora la vicenda processuale è giunta ad uno snodo cruciale, venerdì 13 aprile ci sarà una l'udienza preliminare presso il tribunale per decidere in merito all'eventuale rinvio a giudizio di altre due aziende coinvolte nella vicenda, la Nuova Solmine e Meleam spa
In caso negativo, la morte di cinque lavoratori non avrà alcun colpevole, né il produttore del veleno né il suo acquirente, essendo assolutamente residuali le altre responsabilità accertate.

Per questi motivi il Comitato Tre Marzo organizza il giorno dell'udienza preliminare venerdì 13 aprile alle ore 9 una conferenza stampa dinanzi al tribunale di Trani in piazza Duomo.

Siamo convinti che la sicurezza sul lavoro non è un costo o una posta di bilancio qualsiasi, è un diritto inalienabile dei lavoratori,uno dei cardini su cui ogni paese civile dovrebbe costruire la propria società.


lunedì 19 marzo 2012

DALLA CISTERNA DELLA MORTE ALLA VIVA DIGNITA' DEL LAVORO

PROSEGUE LA MOBILITAZIONE DEL COMITATO 3 MARZO 
Il 3 marzo 2008 cinque operai della Truck Center, azienda addetta al lavaggio di automezzi presso la zona artigianale di Molfetta, perdevano la vita a causa delle esalazioni di acido solfidrico respirate nella cisterna in cui avrebbero dovuto lavorare.

Il 3 marzo 2012, dopo quattro anni di processi protrattisi silenziosamente , Molfetta ha finalmente visto le sue strade riempirsi di oltre un migliaio di persone: i molfettesi sono ritornati a rivendicare un bisogno collettivo di verità e giustizia per le vittime della Truck Center.
E' stato questo il primo passo concreto del Comitato 3 Marzo, costituitosi per riportare la dovuta attenzione sulla vicenda del 3 marzo 2008, per informare la cittadinanza degli sviluppi processuali e sensibilizzarla riguardo le problematiche legate alle morti sul lavoro.

Pochi giorni dopo la manifestazione era attesa la pubblicazione delle motivazioni su cui si fonda la sentenza di assoluzione dell'ENI nel secondo processo legato alla tragedia, svolto con rito abbreviato nel dicembre 2011.
La divulgazione delle motivazioni è stata ritardata di ulteriori 90 giorni: reputiamo incomprensibile il fatto che se per il giudizio di tale società, cardine nella vicenda, siano bastati 20 giorni (e 20 minuti di camera di consiglio), per conoscere le motivazioni della sua assoluzione ci sia invece bisogno di 180 giorni di attesa.

Prossimo importante appuntamento sarà venerdì 13 aprile, giorno in cui il giudice per l'udienza preliminare si pronuncerà sul procedimento giudiziario presso il Tribunale di Trani, in cui sono coinvolte la Nuova Solmine e la Meleam Spa: in questa data il Comitato 3 Marzo organizzerà un presidio presso lo stesso tribunale, invitando tutti i cittadini e tutte le cittadine che abbiano interesse per il proprio presente e per il futuro dei propri figli a partecipare.

Alla luce delle sentenze sui casi ThyssenKrupp ed Eternit, in cui è stata fondamentale la mobilitazione della cittadinanza, anche Molfetta pretende verità e giustizia per le vittime della Truck Center. La sicurezza sul lavoro è uno dei cardini su cui ogni paese civile dovrebbe costruire la propria società.

Non possiamo più accettare che profitti e sfruttamento calpestino la dignità di ogni lavoratrice e lavoratore!


venerdì 9 marzo 2012

Comunicato del "Comitato 3 Marzo" a seguito della giornata di sabato 3


A distanza di 4 anni dalla strage della Truck Center dove Guglielmo Mangano, Michele Tasca, Luigi Farinola, Vincenzo Altomare e Biagio Sciancalepore persero la vita, sabato 3 marzo più di un migliaio di cittadini e cittadine hanno partecipato al corteo organizzato dal "Comitato 3 Marzo".

La manifestazione mattutina e la rappresentazione teatrale  pomeridiana "La Cisterna" hanno ribadito e rilanciato la richiesta di familiari, singoli cittadini e realtà locali (associazioni, centri sociali, partiti, movimenti)  affinché sia fatta giustizia e sia detta tutta la verità su quanto accaduto.

Ad oggi due processi si sono conclusi con la condanna delle due società addette al trasporto della cisterna e della Truck Center. È stata invece assolta l'ENI, azienda produttrice del materiale tossico contenuto nella cisterna che con le sue esalazioni ha tolto la vita ai 5 operai.

Dopo l'esito positivo della giornata del 3 marzo – con una significativa partecipazione degli studenti molfettesi, lavoratori di domani – il Comitato, nato per tenere alta non solo l'attenzione sulle vicende processuali, ribadisce la sua volontà di proseguire nelle iniziative di sensibilizzazione attorno alle tematiche della sicurezza sui posti di lavoro, contribuendo a superare l'indifferenza ancora  troppo diffusa nella nostra città e nel suo tessuto socio-economico.

Il successo della manifestazione di sabato 3 marzo è solo un ulteriore passo nella costruzione di maggiore consapevolezza sociale e politica. Consapevolezza che le morti sul lavoro non sono frutto di fatalità bensì nella stragrande maggioranza dei casi una diretta conseguenza di condizioni di lavoro sempre più precarie, prive dei minimi standard di sicurezza, di orari di lavoro prolungati, dell'imperizia e del mancato rispetto delle norme a tutela della salute.
Ci vorrebbero maggiori e più severi controlli.
Purtroppo atti e fatti di questo governo vanno nella direzione opposta.
Curiosamente in coincidenza con l'anniversario della strage, è stato emanato il cosiddetto "decreto semplificazione", che riduce i controlli, a collaborazione amichevole, con i soggetti controllati.


Nulla potrà fermare la nostra fame di giustizia, che continueremo senza tregua ad alimentare.